Omicidio in quarantena – Cristiana e Beppe Curria

Ancora non poteva capacitarsi.
Vedi quanto gli era costata una malaugurata e improvvida manutenzione per un guasto all’impianto centrale di riscaldamento di tutto lo stabile.
Proprio nel bel mezzo d’una sciagurata pandemia.
Poco tempo dopo fu accertato che due operai erano stati trovati positivi al maledetto coronavirus.
Agneddu e sucu e finìu u vattìu.
Ingabbiato in quarantena. Giornale, redazione, inchieste, amici, vita privata. Tutto a catafascio.
Già da un po’ di tempo la vita di tutti era stata messa a soqquadro e c’eravamo calati in un generale inerte scombussolamento.
Scomparse le routine quotidiane di tutti, si brancolava tra angoscia e stupore nella totale incertezza di cosa ci attendeva in un futuro prossimo.
Da otto giorni tutta la palazzina dove abitava era stata messa in quarantena, così Beppe Fontana si trovava tappato in casa.
Ripensò come era bello all’alba scarpinare per i sentieri di Capo Monaco con l’aria fresca del mattino che gli sferzava la faccia, ascoltando il fruscio delle foglie e il cinguettio degli uccelli.
Andare al “Bordellicchio” a prendere il solito caffè con Rosario, l’amico ispettore.
Entrare alla redazione di ”Informazione Libera” e assistere alle giornaliere paturnie di Ardemagni, il direttore del quotidiano, che rimbrottava sempre i suoi colleghi di grattarsi le palle tutto il tempo.
E dopo la giornata proseguiva a braccio, un po’ come era solito scrivere gli articoli, assecondando le notizie che si presentavano al momento.