Estratto |
Salve e scusate, ma mi sono chiesto “che male c’è, che c’è di male “sé provo a scrivere qualcosa a
voi? Per me è un modo come un altro per cercare di capire gli interrogativi che mi hanno fatto
compagnia nel corso del mio cammino e la precisa volontà di mettere a nudo (cosa che potrebbe
fare un po’ senso alla mia età) la mia personalità. Sono nato, non ha importanza
quando, ma il fatto che sono qui. Sono stato dotato, grazie ai miei genitori e madre Natura,
di un aspetto gradevole e forse sì, anche piacente. Ancora grazie ai miei genitori ho potuto
studiare e mi sono diplomato al liceo classico di Aversa, Da giovane mi hanno affibbiato il
soprannome di “Capacione” perché ero un tantino bravo a giocare a biliardo, uno dei pochi
diversivi che avevamo all’ epoca per passare il tempo.
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che a parte il dopoguerra quando mi hanno allevato
con polvere di latte considerata la miseria che c’era, ha saputo risollevarsi e formare una posizione
di media borghesia, permettendomi di avere una adolescenza senza privazioni di alcun tipo.
La mia famiglia era composta da otto persone: nonni materni, papà, mamma e quattro figli di cui il
primogenito sono io e l’ultima è la femmina. Se dovessi definire il carattere di ciascuno di noi
andrei per ordine di nascita: il secondo: troppo sicuro. Il terzo: sicuro meno. La quarta: intelligente
ed estroversa. Del primo preferisco parlarne con voi. Parlandone con voi mi è
tornata la mente una reminiscenza scolastica: uniqusque Faber est suae fortunate (ognuno è
artefice della propria vita). Pensando a questo ho fatto una considerazione che sono davvero felice
di aver insegnato loro la strada da non seguire e cioè, per chi non lo avesse ancora capito: la mia!!!
La mia adolescenza non è stata comunque tutta rosa e fiori, vi sono state incomprensioni, alcune
delle quali hanno lasciato il segno. Una di queste Ve la racconto; avevo l’età di 14 anni,
frequentavo il ginnasio e vestivo con i pantaloncini corti, perché mia madre pensava che le gambe
crescevano più forti se esposte all’ aperto. Io, che intanto avevo conosciuto una ragazza della mia
età, avevo detto tutto a mia nonna la quale per accontentarmi, aveva comprato un pantalone
lungo. Il giorno dopo indossai il regalo di nonna e non potete immaginare quanto fossi felice; mi
sentivo per la prima volta un ometto. Stavo scendendo le scale quando incontrai mia madre, che
con espressione inorridita, mi fece risalire e tagliò davanti ai miei occhi quei pantaloni che mi
avevano reso tanto felice.
Succede anche questo nella vita, ma vi devo dire del mio carattere io, a differenza delle mie origini,
palesemente napoletane, ero un ragazzo timido e insicuro e penso di esserlo un tantino anche
adesso. A chi di voi non è capitato di invaghirsi di una ragazza al tempo del liceo?? Ebbene io
avevo perso la testa per una ragazza che frequentava anch’essa il liceo. Aspettavo ogni mattina
che lei passasse sotto casa mia e la seguivo fino a scuola, senza avere il coraggio di avvicinarmi e di
parlare. Così non se ne è fatto niente e quando, dopo quarant’anni l’ho rivista, ho avuto la forza di
dirglielo. Sapete come mi ha risposto: per dirla come mi ha insegnato un mio vecchio professore
“la mia mente in tutt’altre faccende affaccendata, a questa roba era morta e sotterrata “e cioè
non se ne era mai accorta!!!!…
Anche questo è sacrosanto, ma vi dirò di più. Ho accennato alle origini partenopee e in questo non
le smentisco, ho un temperamento caldo e passionale tanto è vero che quando intravvedevo una
ragazza scendere da una Fiat 500 che mostrava qualche centimetro di coscia subito mi eccitavo.
Quindi a questo punto devo raccontarvi della mia prima volta con una ragazza e qui il primo punto
interrogativo: come fare???Avevo sentito da alcuni ragazzi che con le donne bisogna mostrarsi
Forti e sicuri e che non bisogna indugiare. Avevo conosciuto una ragazza di Ancona che sì trovava
in Aversa ospite di alcuni parenti e avevamo fissato l’appuntamento per il pomeriggio. Venne l’ora
e ad un certo punto ci incamminiamo per un sentiero nei pressi del cimitero. Mentre stavamo
parlando, mi ricordai del consiglio di quelli amici (mai indugiare) e quindi all’ improvviso mi voltai
per baciarla. La ragazza spaventata da quel gesto repentino mise un piede in fallo col risultato che
precipitammo in un fosso pieno di fango. Un vero capolavoro di dabbenaggine!!!
Ad ogni buon conto tutto è finito bene, tant’è che tutt’oggi ci sentiamo. A scuola me la cavavo
discretamente con eccellenza in latino. La nostra scuola era frequentata da soli maschi e ciò,
nonostante la mia timidezza, mi facilitava nel costruire amicizie con cui mi incontravo anche fuori
dall’ ambito scolastico.
Ci incontravamo al bar Motti dove potevamo giocare a carte, biliardo e flipper. Mio padre
possedeva un bar dove C’erano dei biliardi alla cui manutenzione provvedeva mio nonno, che
aveva una vera passione per il gioco del biliardo con ottimi risultati ed è a lui che debbo la mia
bravura nel gioco (da qui è nato il soprannome affibbiatomi di “Capacione d’o nonno”. Ebbene ciò
consenti a me e agli amici dì procurarci qualche soldino. infatti la sera nel bar sì presentavano degli
avventori per giocare a bazzica e io partecipavo. I miei amici scommettevano con me. Il più delle
volte vincevano, cosa non tanto facile perché qualcuno dì loro era bravo. Uno in particolare era
forte lo chiamavano “il capo”. Ho saputo che nel corso degli anni ha giocato tra i professionisti del
biliardo e sì è laureato campione italiano di gioco all’ italiana.
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