Il bruciato – Corrado Corradi

Come battezzare questo insieme di vocaboli che hanno animato per un
po’ le mie giornate ? Non deve esserci l’arroganza di definirlo con termini
da libreria…sarebbe troppo.
Ma una definizione ogni cosa la deve avere.
Se si dovesse proporli come delle pietanze sul menù di un ristorante e
spiegarle ai commensali seduti al tavolo, si potrebbe presentarli come
dei pensieri al “sentore” di bruciato, ma non da intendere come nell’uso
più immediato che questa frase può far intuire.
Bisogna immaginarla un po’ come se si sentisse nelle narici
costantemente un odore paragonabile a quello che una macchina
produce cercando di fare strada avendo il freno a mano tirato…appunto
odore di bruciato.
In questo ragionamento però di meccanico non c’è nulla è tutto nella
testa, nello stomaco, nei polmoni e per concludere nell’anima.
Un sentire che è presente da anni rendendo le narici sensibili, irritabili
come se ogni giorno queste poverette subissero un paio di botte.
Tutto questo rende ancora più nebuloso il ricordo della leggerezza delle
giornate in cui le sensazioni emanavano fragranze pulite e frizzanti come
l’aria di montagna, profumi presenti fino a pochi anni fa; ma niente dura
troppo a lungo…in un batter d’occhio è cambiato totalmente il sentire.
Sì il sentirsi bene è ancorato là, incagliato, sotto sequestro, in un lavoro “
rubato” per scelte cadute dall’alto, senza possibilità di modificarle in
alcuna maniera.
Non era soltanto il “lavoro”, ma soprattutto quello che ne derivava, oltre
a soddisfazioni e gioie, era la giusta rivincita ad un essere che fin da

bambino poi adolescente ed infine giovane uomo, è stato spesso
costretto a crearsi un mondo sicuro cercando riparo dietro la poltrona.
Da lì dietro ha sentito, visto e vissuto turbamenti e inquietudini, cercando
di far passare il tempo per diventare velocemente e nel modo migliore
possibile adulto, con la malcelata certezza di lasciare tutto il bruciato ben
chiuso dietro quella “odiata e amata” poltrona.