Il mistero di Shiva – Lucrezia Sacchi

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Una giovane olandese di nome Annika professoressa di storia all’università , e il suo amato marito Aaron , ricercatore storico, decidono di intraprendere un viaggio verso la curiosità grazie all ’amico (e vecchio compagno di stanza di Aaron ) Al, un ragazzo indiano che ha passato anni della sua vita in erasmus in Olanda. Tornato al suo paese natale, sfortunatamente, assiste alla morte della amata nonna la quale gli lascia in eredità una particolare mappa piena di simboli antichi di differenti etnie che simboleggiano un percorso.
Conoscendo i suoi vecchi amici olandesi e la loro passione per l’avventura e la storia, decise di chiamarli per chiedere se volessero partecipare a questa nuova e singolare caccia al tesoro. Così decisero. Arrivati in India cercarono da subito di decodificare il manufatto e scovarne i più piccoli dettagli nascosti. Fecero varie ricerche e infine decisero di partire per il tempio di Tala, luogo indicato dalla mappa. Arrivati lì iniziarono la loro vera avventura. Tra visioni mistiche e la loro cattura da parte di uomini in nero, il percorso inizia ad essere alquanto bizzarro. Si scoprì , s uccessivamente che gli uomini in nero erano guardiani del tempio, dediti al Dio Rudra, il protagon ista delle visioni mistiche, pronti a preservare il luogo sacro e il culto. In quel momento di spiegazione avvenne il vero colpo di scena: la nonna non era realmente morta ed aveva architettato il tutto per poter avere accesso alla ragazza, colei che avrebbe potuto rievocare il Dio Rudra e portare di nuovo l’età d’oro sulla terra mortale. Tra varie morti e sacrifici, la ragazza decise di accettare il suo destino , in parte, ed evocare il Dio , che si palesò vendicativo e distruttivo. Mentre massacrava la popo lazione “indegna” lei capì che forse il suo vero destino era proprio quello di combattere e distruggere la divinità per un volere maggiore. Decise così di bandirlo e tutto tornò alla normalità. La sua vita continuò come nulla fosse appena tornata in Olanda…. O meglio. Questo era ciò che volle farci credere. Il manoscritto termina con un finale aperto in cui la protagonista dice di non aver mai concluso quel percorso della sua vita, ricercando costantemente spiegazioni e prove. Si era appassionata ulteriormente alla magia, all’esoterismo e a ciò che potrebbe darle una vita eterna differente… si stava volgendo al male

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Estratto

PRESA DI POSIZIONE
Non parlavamo da giorni. Lui era arrabbiato, iracondo, funesto! Sbuffava, camminando rapidamente avanti e indietro per le scale marmoree che davano sul primo piano, borbottando parole che alle mie orecchie risultarono buffe ma che a lui parevano essere calmanti.
“Aaraam karo, shaant raho, use mat maaro…” Sì, erano proprio parole bizzarre.
La verità è che quella frase era solamente un mantra che continuava a ripetere, ripetere e ripetere ancora.
I mantra sono soliti essere ripetuti 3,5 o 7 volte. In questo caso specifico, a lui piaceva ripeterlo tre rigorosamente pronunciato in hindi, lingua che Aaron studiò alla UvA: “University of Amsterdam”.
L’UvA è composta da una nuova e moderna struttura, che presenta programmi sia all’interno dell’istituto stesso che all’estero, con progetti quali Erasmus in territorio straniero e istituti associati nei paesi limitrofi che attuano ricerche di ogni tipologia. Lui ha studiato l’hindi grazie al suo compagno di stanza Ajit, per tutti Al.
Lui era nativo dell’ india, e sì, era indiano, ma non indiano d’America, indiano indiano. Amava il suo paese anche se per scelta aveva deciso di ampliare i suoi orizzonti e studiare all’estero.
Al parlava spesso in Hindi, ad esempio quando chiamava a casa i parenti o quando chiacchierava coi suoi amici non olandesi diciamo.
Anche Aaron, in realtà, non era di Amsterdam centro. Era nato in una contea sempre dei Paesi Bassi ma di 71.167 abitanti, situata nella provincia dell’Olanda Meridionale, famosa per le fiere di formaggio: Gouda.
Ma tornando a noi io conoscevo il suo mantra… So che quello che stava dicendo era “rilassati, stai calmo, non ucciderla…”, glielo avevo chiesto anni fa, la prima volta che accadde.
Ero incredula. Sembravano essere passati solo pochi giorni dal nostro primissimo incontro e, invece, son ben 4 anni che ci sopportiamo e supportiamo a vicenda.
“Amore…” Mormorò lui dall’ultimo scalino. “Possiamo fare pace? Sai che odio battibeccare… Possiamo parlarne civilmente e, magari, arrivare a un compromesso.”
Compromesso? Come si faceva a raggiungere un fottutissimo compromesso?! Presi aria e iniziai a contare: 1,2,3,4,5… Mi calmai.

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