Vita di un uomo fra angelo e diavolo – Daniel Tenebris

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L’Ombra dell’Ingiustizia: Un Anno Sottratto

Ci sono momenti nella vita in cui il tempo si ferma, momenti in cui l’esistenza viene privata di ogni certezza: la libertà, la dignità, il rispetto. Io ho vissuto l’incubo di un’ingiusta detenzione, un anno dietro le sbarre, un anno in cui il mondo esterno continuava la sua corsa, mentre il mio si congelava nell’attesa.

Sono stato catapultato in carcere, etichettato e sbattuto in prima pagina. I giornali hanno raccontato una storia parziale, una narrazione che mi dipingeva come un colpevole. Nessuno, però, ha scritto che ero lì ingiustamente. Nessuno ha raccontato la verità. Per l’opinione pubblica, ero solo un numero, un uomo da condannare prima ancora di conoscere la sua vicenda.

Eppure, la mia colpa non giustificava la prigione. La Corte Costituzionale, con una sentenza dell’11 febbraio 2020, ha sancito il mio rilascio. Avevano commesso un errore, un errore che mi aveva strappato un anno di vita. Lo Stato aveva sbagliato, ma l’assurdità non si è fermata qui: la mia richiesta di risarcimento è stata respinta due volte dalla Corte d’Appello, un’ulteriore ingiustizia che ha ignorato persino due sentenze della Cassazione a mio favore.

La Vita in Carcere: Un’Odissea di Violenza e Umanità

Varcare la soglia del carcere significa entrare in un mondo parallelo, un luogo dove il tempo scorre diversamente e dove ogni cosa, anche la più banale, diventa un lusso proibito. L’autonomia è un ricordo, ogni richiesta passa attraverso una “domandina” scritta, anche solo per un libro o un sapone. Si è trattati come bambini, ma con la freddezza riservata ai colpevoli.

Il carcere è anche violenza: risse, esplosioni di rabbia, tensioni accumulate e sfogate in brutalità. Ho visto agenti di custodia umani, sensibili, e altri freddi, maleducati, prevenuti. Alcuni ci trattavano come persone, altri come bestie.

Ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Sono vivo grazie a persone come il sacerdote, lo psicologo e i volontari, unici legami con il mondo esterno, unica speranza per chi rischia di smarrirsi.

Resistere per Non Perdersi: La Battaglia Interiore

Avrei potuto soccombere all’ingiustizia, alla rabbia, ma ho scelto di reagire. Ho partecipato a ogni attività: teatro, scrittura, cineforum, lettura, corsi di teatro e cucina, yoga, incontri con sacerdoti e psicologi, lavoro in cucina. Ogni cosa era un modo per non cedere, per non farmi annientare dal carcere.

La vera battaglia, però, era interiore. Ho dovuto fare i conti con il mio passato, con l’uomo che ero prima del carcere, un uomo che viveva di apparenze, di bugie. Lì dentro, non potevo più mentire. Ho riscoperto la fede, ho pregato, ho trovato conforto nel rosario della Madonna dei Nodi, e nella preghiera ho sentito la vicinanza di Gesù. Ho imparato ad accettare la verità su me stesso, a ricostruirmi.

La Vera Prigione è Fuori: La Lotta per la Reinserzione

Una volta fuori, ho capito che la vera condanna era appena iniziata. Lo Stato ti abbandona, senza aiuti per il reinserimento, senza lavoro, senza sostegno psicologico. Sei solo, marchiato come ex detenuto, guardato con sospetto.

Ho dovuto ricostruire tutto da zero, ma in un ambiente ostile, senza amici, circondato da diffidenza. Solo la mia famiglia e la mia fede mi hanno sostenuto. Gesù è stato la mia forza, l’unico a non giudicarmi.

Il carcere mi ha lasciato cicatrici nell’anima e nel corpo, problemi di salute, invalidità. Ogni dolore è un ricordo di ciò che ho passato, ogni sguardo di pregiudizio mi riporta a quella prigione.

La Mia Battaglia per la Giustizia: Un’Ingiustizia Nell’Ingiustizia

Ho lottato per ottenere giustizia, per il risarcimento di un anno di vita sottratto. Ma la Corte d’Appello ha respinto la mia richiesta, ignorando le sentenze a mio favore. Lo Stato mi ha tolto un anno e si rifiuta di ammettere l’errore.

Vivere Nonostante Tutto: La Libertà Interiore

Vado avanti, perché ho capito che la libertà è interiore, è la capacità di pensare, di essere veri, di non aver paura di guardarsi dentro. La mia storia è la prova che anche nel buio più profondo, la luce può esistere.

La Pena Adeguata: Volontariato e Riparazione

La pena che avrei dovuto scontare per il mio reato non era la prigione, ma un percorso di volontariato. Un modo per riparare al danno causato, per restituire qualcosa alla società, per dimostrare la mia volontà di cambiamento. Il carcere, invece, ha solo aggiunto ingiustizia all’ingiustizia, lasciando cicatrici profonde e un senso di amarezza che non si cancella.

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Estratto

Ciao di dove sei??? Sono di Bagnella….
Bagnella ma che posto è ?? Dove si trova??
In Piemonte, sul lago d'Orta, una frazione di Omegna patria di Gianni Rodari…..conosci Rodari??
No non lo conosco e neanche Omegna….
L'amico del carcere aveva voglia di fare conversazione cosa che io qui dentro non avevo molta voglia di fare, ingiustamente incarcerato, la mia pena sarebbe stata un pò di volontariato e non un anno di carcere….va bhe questa è un altra storia che raccontero' dentro al mio libro….partiamo da capo.
I primi giorni di vita li ho passati ad Omegna, in una casa vecchia in via cavallotti, mia mamma S. mio papà F., miei fratelli A. e S. più grandi di me, due persone con cui non parlo più per diversi motivi che ai lettori non interesserà di sicuro, forse perchè sono una pecora nera???Può darsi, giudicare a volte è giusto a volte forse bisognerebbe fare prima delle domande a cui avrei dato sicuramente risposta.
Ho sempre preso di petto le mie responsabilità, come padre, come marito, come amico, come lavoratore dipendente, ma mi sono accorto che nel corso della vita certe persone ne hanno fatte di cotte e di crude, ma sembrerebbero inossidabili impermeabili agli attacchi umani e anche del Demonio che è molto forte nel metterti in difficoltà…anche di questo parlerò nel mio libro, la mia spiritualità e del lettore per me è importante e sacra.
Tre mesi dopo la mia nascita mia madre , donna molto dura di cuore e serissima, decise che in tre non avremmo potuto vivere in due stanze quindi saputo di nuove costruzioni in frazione Bagnella, riusci a portarci a vivere all'ultimo piano di una palazzina nuova, carina spaziosa ma sopratutto immersa nei prati e vista lago.
Credo che mia mamma ha sempre pensato al bene dei figli, criticata da tutti noi tre, per tanti anni, ma fondamentalmente una donna buona cresciuta purtroppo in una famiglia di povera gente, papà muratore, madre casalinga e contadina, fratelli girovaghi nel mondo.
Ricordo che lei diceva, andavo a prendere il pane e portandolo a casa gettavo un panino sopra la credenza, perchè il padre prima mangiava lui, se avanzava,lo dava anche ai suoi figli.
Così nella notte mia madre scendeva e se lo mangiava…..cose di altri tempi, dove il rapporto genitori e figli era fatto di rispetto, di severità e anche , come in questo caso, di un pò di egoismo.
Per non parlare di quando mia madre all'età di 10-12 anni emigrò con la famiglie in Francia per questioni lavorative, la città era Tour.
Bene, gli italiani bombardavano Tour, mia mamma si prendeva gli insulti dei bambini francesi la chiamavano Boia, quindi sicuramente gli stenti, i cambiamenti, i genitori, per lei non sono mai stati rapporti e sentimenti d'amore …credo che sia stata rovinata caratterialmente dalla sua infanzia.
Comunque a Bagnella la chiamavano il Duce, ah ah ah forse non l'ha mai saputo o forse si, ma tanto a lei non importava, amava suo marito e i suoi figli al punto di farsi anche qualche risata.
che dire quando inizio a vivere a Bagnella non potevo che essere felice, avevo il lago vicino.
Il Lago d'Orta, un lago magico, dai mille colori diversi, un lago che al mattino era di colore verde e la sera di colore nero, dalle onde quasi ferme alle onde che sembravano quelle del mare, dal luccicare degli intarsi del sole sul suo greto, al luminare della luna che si affacciava nella notte. Mai domo, mai uguale, mai noioso. Faccio parte di questo lago, ne sento il bisogno, il profumo, il sapore, le sue avventure, i suoi pesci.

Tra i ricordi più vivi della mia infanzia c'è la pesca della Piotta, un pesce che per noi bambini era fonte di grande successo. Ti sentivi un eroe quando riuscivi a catturarlo: grosso, buono e lucente, quando usciva dall'acqua sembrava un pezzo d'argento con i suoi mille riflessi che brillavano sotto il sole.

Questo mio lago, di cui sento un pochino la proprietà, ha vissuto momenti difficili. L'inquinamento causato dalle fabbriche e dagli scarichi delle costruzioni in riva al lago lo aveva devastato. Ricordo quando pescando vedevamo scie di sapone colorate e persino rifiuti che galleggiavano tra le onde, inconsapevoli del danno che stava subendo il lago. Noi bambini non comprendevamo la portata di quello scempio, ma crescendo ho capito quanto fosse grave.

Quando anni dopo ho saputo che avrebbero risanato il mio lago, ne sono stato davvero felice. Oggi, a 63 anni, quando faccio il bagno non sento più l'olio dell'acqua contaminata, ma la freschezza e la purezza dell'acqua pulita. Credo che sia il lago più pulito d'Europa, un luogo dove persino i gamberi sono tornati a vivere. Se vivono loro, significa che l'acqua è veramente sana.

Sulle sue sponde sorge Omegna, una cittadina affascinante e ricca di storia, famosa per la sua tradizione industriale e artigianale. Le vie del centro storico raccontano storie di antichi mestieri e di un passato che ancora oggi vive tra le sue architetture. Qui il lago si fonde con la città, regalando scorci suggestivi e momenti di pace assoluta, per non parlare di Gianni Rodari nato ad Omegna, autore di innumerevoli e pregevoli storie per bambini, ma sopratutto dai suoi testi ci arrivano innumrevoli nozioni e insegnamenti ormai persi.
Chi venisse ad Omegna visiti il museo Rodari e i luoghi dove Rodari visse, un interessante entrare nella sua vita.

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