Con questo scritto, vorrei aiutare a sentirsi meno sole tutte quelle persone che
lottano con il disturbo bipolare come me: siamo veramente tanti, spesso ci
vergogniamo di avere questo problema, ci sentiamo “difettosi”, senza speranza,
non degni di amore ed alcuni non reggono il carico di dolore che gli arriva
addosso, quindi finiscono per togliersi la vita.
Ed è una sconfitta per tutti.
Il Gianni di cui parlo, non si chiamava così, ma è realmente esistito ed anche le
mail con la sorella sono tutte vere, così come le sue parole per me.
Quanto è scritto, è dunque in parte autobiografico ed in parte il frutto di varie
testimonianze ed esperienze raccolte durante il corso degli anni, da alcuni
“compagni di viaggio”.
L’intento è quello di aiutare chi non lo immagina, a comprendere come ci si senta
ad essere bipolari ed anche, un po’ ambiziosamente lo ammetto, quello di
combattere lo stigma che ancora imperversa nei riguardi di coloro che soffrono di
una patologia mentale (chi va dallo psichiatra è ancora visto come un matto):
siamo persone in difficoltà e le persone in difficoltà vanno comprese ed aiutate,
non giudicate ed isolate…
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