Estratto |
Livia aveva sempre avvertito qualcosa sotto la superficie. Fin da bambina, nelle giornate d’estate quando il sole scaldava la terra, sentiva una presenza silenziosa scorrere appena sotto i suoi piedi, come un richiamo muto che solo lei percepiva. Non aveva mai saputo spiegare cosa fosse esattamente – forse un impulso, un sussurro profondo che sembrava provenire dal cuore stesso della terra.
Crescendo, aveva imparato a chiamarlo dono, anche se a volte sembrava più una maledizione. La sua vita era percorsa da linee invisibili, correnti sotterranee che pochi riuscivano a comprendere. Gli altri la osservavano con curiosità e, talvolta, con timore, come se fosse capace di leggere nei loro cuori. Livia non aveva mai voluto sentirsi diversa, ma il legame con quel mondo nascosto era forte, indissolubile, e non le lasciava scampo.
Quando, per la prima volta, una fonte d’acqua aveva risposto alla sua chiamata, il suo cuore aveva sobbalzato di stupore e paura. Era solo un piccolo zampillo, emerso dal terreno arido come una promessa, ma per Livia era stato un segno. Aveva iniziato a capire che il suo viaggio non sarebbe stato soltanto quello di una rabdomante. Era una ricerca di verità, una discesa nelle profondità di sé stessa e, forse, dell’anima di ogni cosa.
La chiamavano la rabdomante, ma Livia sapeva che il suo percorso l’avrebbe portata a cercare molto più che acqua. Avrebbe esplorato le sorgenti invisibili dell’esistenza, le ferite segrete della sua vita e quelle di chi incontrava. Sotto la superficie della realtà, sapeva, scorrevano fiumi nascosti, pronti a rivelarsi solo a chi avesse avuto il coraggio di ascoltare.
E così iniziò il viaggio. Un passo alla volta, guidata da quella forza che la legava alla terra e al mistero, Livia si addentrò nelle terre sconosciute del suo dono, pronta ad affrontare le ombre e le luci che l’attendevano lungo il cammino.
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