Estratto |
Una domenica particolare per la famiglia Rossi, trascorsa prima al mare, tra giochi e risate e poi nel
tardo pomeriggio, al Luna Park tra luci colorate, tiro a segno e giostre varie.
Sulla via del ritorno mamma Claudia, (una giovane donna impiegata e autrice di poesie), esclama:
“Adesso un bicchiere di latte caldo e tutti a nanna!Dopo questa giornata così piena abbiamo bisogno
tutti di un meritato riposo!”
L’idea è accettata da tutti : Giulio il papà impiegato, profondo conoscitore di
informatica, Barbara e Valeria,le figlie :Barbara una bimba di 5 anni furbetta e vispa un po’
sfrontata, Valeria una adolescente di 11 anni un po’ timida. Entrambe avevano un animo sensibile e
dolce.
Arrivati sulla porta di casa la piccola Barbara, sembra già piombata tra le braccia di Morfeo,
accucciata sulla spalla del papà, ma appena dentro l’appartamento esclama aprendo gli occhietti
assonnati: “ Papà mi racconti la storia del Mago e di Isa?
Giulio e Claudia si lanciarono uno sguardo che non tradiva impazienza o stanchezza, solo
complicità, guardarono ed esclamarono insieme “ancora non è finita!”
Claudia sparisce in cucina per preparare il latte, mentre Giulio l’aiuta,occupandosi delle bambine
Claudia entra nella stanza, Valeria e Barbara sono già sotto le coperte, nell’attesa del
racconto che a loro piace tanto, perché la mamma e il papà sanno dare vita alle parole, intrecciando
con i protagonisti del racconto, una storia di amicizia, a tal punto che le ragazze credono che sia
tutto vero. Claudia disse con voce ferma e amorevole: ”Tutti zitti! Inizia la storia”:
Nell’impero mongolo 2000 anni a.C. viveva una fanciulla di nome Isabella, la cui bellezza non si
rivelava attraverso il suo aspetto, che era si carino, e proporzionato nel suo insieme, non molto
gracile, media altezza, e una chioma di capelli castani che cadevano lisci sulle spalle,
ma dalla luce dei suoi occhi castano chiaro, la nobiltà d’animo, il suo candore, la purezza. Era
destinata a diventare Sovrana del regno di Magnolia, perché figlia, del nobile Erik, un condottiero
giusto, onesto, leale, potente e rispettato. Fu lui a riconoscere la bellezza che la ragazza portava nel
cuore dal primo giorno che la vide e perciò la chiamò così.
Durante la sua vita incontrò persone che in realtà, ambivano a toglierli il potere e il regno, in
particolare modo il perfido Jhosafat che si fingendosi amico e buon consigliere, Tramò alle sue spalle,
cominciando a tessere la sua ragnatela malefica.
Intanto, Isabella viveva tranquilla e ignara in un palazzo bianco che si ergeva da una fitta
vegetazione; trascorreva le sue giornate facendo lunghe passeggiate nel verde e immenso giardino,
non andava oltre il muro d’alberi che segnava il confine. Anche quando voleva fare delle
passeggiate a cavallo, si spingeva solo fino ad un ruscello ai piedi di una cascata e lì restava per ore
seduta ai piedi di un albero a contemplare la natura e a godere appieno dei suoni armoniosi che il
paesaggio le offriva. E pensava, fantasticava sul futuro, il suo principe azzurro!
Ma torniamo al nobile Erik. Sconfitta dopo sconfitta, si rese conto che la sua vita era seriamente in
pericolo; i suoi occhi luminosi e chiari s’illuminavano, quando, tra i suoi pensieri si affacciava il
nome di Isabella. In quei momenti tragici, di forte tensione politica, avrebbe volentieri dato la sua
via per quell’ideale di giustizia, bontà e umanità, per i quali si era battuto fieramente; ancora oggi,
anche se avanti con gli anni si sentiva sufficientemente forte per tornare sul campo di battaglia, in
effetti, la sua corporatura nascondeva bene l’età e l’argentea capigliatura, gli donava un aspetto
stranamente luminoso, quando indossava l’armatura, il suo aspetto veniva valorizzato.
Ma il futuro di quella ragazza, lo preoccupava e non molto! Decise di affidarla ad un tutore nel caso
gli fosse successo qualcosa, chiamo dunque il perfido Jhosafat, e gli chiese di rivestire quel ruolo,
aiutandola a governare quel regno per cui lui aveva combattuto.
Jhosafat finse di accettare con molta ritrosia ma dentro di se già pensava ad eliminare il re.
Uscito dalla stanza organizzò nei minimi particolari un agguato dove Erik trovò la morte.
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