Come dei in esilio – Mauro Concilio

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“Come dei in esilio” è un titolo alquanto strano per una raccolta di scritti, tra social network  e  pensieri  di  passaggio  sottotraccia.  La  figura  della  strega  celtica  ha  un  grande fascino, con questi flussi di coscienza  rapiti dal miraggio dell’esistenza, nella consapevolezza che  ciò  che  si  scrive  è  sempre  in  bilico  tra  il  nonsense e il  sostrato quotidiano. La  routine giornaliera, infatti, rischia di annullare quello che di significativo c’è nel mondo, senza parole l’essere è solo uno sguardo spento e triste  su avvenimenti dove ognuno recita il suo in maniera spesso precaria e fuori misura. “Cercando Morgana” è stato scritto in numerosi attimi in cui il tempo si è fermato annullando il circostante e portando la mente in dimensioni alte, dove non si respirano meschinità o difficoltà comunicative o relazionali. E’ stato scritto perchè la vera rivoluzione del XXI secolo è stata quella  dell’avvento  della  Rete, che  è  digerita male da molti  snob  che  cercano  di  anticipare  i tempi  trovandosi  avvolti  in  un  mondo  virtuale che mette tutti sullo stesso piano causandone l’espulsione. Non ha nessun intento innovativo della realtà sociale, che fra le righe è descritta con lo sguardo di una umile persona piena di amore e non amore. Non ha caratteri linguistici definiti, non ha storia in sé, non è un susseguirsi di eventi o date vissute. E’, invece, una testimonianza di vita non sempre accettata e soprattutto compresa, dove i ricordi e gli input mentali sono giunti a destinazione, in una necessità di impegno che niente ha a che fare con avanguardie sociali, ma molto  appartiene  alla sfera dell’intimo, interiorità che non  può  esprimersi pienamente per l’evidente  sproporzione  tra  mezzi, idee, e  riscontro  di  un  mondo  dove  ha tanta chiacchiera e tanta pazienza chi ha la tasca piena, da sempre. La figura della mitologia celtica va oltre le identità cogliendone gli aspetti più deleteri e le attraversa superandole, provocando choc sull’infinità del mondo e sull’eterna insoddisfazione degli esseri  umani  quando  hanno  vissuto  tutte  le  esperienze  per  le  quali  hanno  curiosità. Questa raccolta di pensieri è dedicata interamente al tema del Tempo, ed ha come oggetto a volte esplicito, altre volte celato, la figura femminile. E’ una ricerca continua che gira sempre intorno a questi due cardini, a mio avviso uniti da un legame stupendo e terribile, perché il tempo che passa cancella la dimensione sensuale dell’ attrazione e confessa la fugacità della vita. Probabilmente, quando sarà finita, resterà l’energia dell’ amore che abbiamo ricevuto e dato, anche se ci sarà una inevitabile delusione per l’ imperfezione dell’ umano.

Nella vita ho imparato che da soli non si riesce a fare mai niente, e che le strade per migliorare possono esserci. Basta solo andarle a cercare, senza porsi limiti e senza paura.

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Estratto

IL RUMORE FERROSO DEL MONDO

Mentre sentivo il rumore ferroso del mondo che mi affascinava, avevo sensazioni indefinite. Credo che ogni giorno donne e uomini siano sfiorati dalla vita, senza che questa riesca pienamente a riempirli di sogni adeguati, data l’ effimera gioventù e il cammino verso lo “spavento supremo” (Manlio Sgalambro) che si esorcizza nella smodata corsa al potere, nell’ allucinazione del denaro, nel sesso che vince la morte, e quest’ ultima che vince l’ uomo nelle sue immaginazioni. La quotidianità altro non è che un dovere che stravolge l’epoca nella quale si vive. Le incombenze affannano il senso, con belle donne avvenenti che si riempiono di rughe e si sfasciano per poi perdere la verve in vecchiaie distrutte dall’ incedere degli anni e delle malattie, con uomini così sicuri di sé, avvolti dall’ incombenza della chiusura dei conti che potrebbero essere in rosso per pagare un debito eterno o ricevere un premio ambito più delle scemenze terrene. Nella speranza, non sempre soddisfatta, che i figli siano migliori dei genitori, c’è l’ emblema di una ricerca di significato dalla quale si traggono conclusioni ambigue e contraddittorie. A me piacerebbe morire ascoltando musica jazz, con un assolo di sax di cui vorrei scrivere la partitura, come una compagna che non sono mai riuscito a sposare per irrisolto amore e perché vorrei tanto fissare questo sentimento in una fotografia dallo sguardo ad un tempo bonario e pieno di rimprovero. Questa contraddizione mi ha segnato, non avendo gli strumenti né il coraggio e la volontà per andare

controcorrente, mentre belle signorine dai collant sensuali mi uccidevano con i loro sguardi potenti come raffiche di kalashnikov, lasciandomi inerme di fronte alle fiamme che si abbattevano su di me. C’è un passato, un presente e un futuro, e la parola serve proprio a confinare nel mondo dei ricordi quello che è stato. Oltrepassati i 50 anni, non mi riguarda più quello che sono e che sono stato, ma mi interessa dove vado, consapevole che questo percorso potrebbe interrompersi da un momento all’ altro. Mai come in questo tempo ho sentito avvicinarsi la morte. Nell’ epoca in cui i tecnocrati al Potere non vogliono morire, la mia vita potrebbe essere già finita o la fine essere imminente. Potrebbe essere una scomparsa immediata e senza possibilità di congedarsi, potrebbe essere un lungo percorso di sofferenze atroci e difficili da sopportare, oppure un breve calvario con cui si espiano i peccati di una mediocre esistenza. Con maniglie d’oro e numerose proprietà immobiliari, i denarosi hanno un volto diverso e un corpo adeguato alla banconota. Nell’ elemento femminile, si notano aspetti da guerriera con i capelli tinti. Nella sale operatorie, nei consigli di amministrazione, nelle stanze oscure le donne con il ciclo mestruale vincono battaglie con la storia e per la storia, dispensando sorrisi beffardi indicativi di lenzuola su cui si sfalderà la ragione. Nel narcisismo, si usano termini illusori, a cominciare da uno molto efficace che è “scelta”. Sembra un’ opzione teologica giovanile, di facile presa perché ogni ambito, dallo spirito alla materia, ha le sue contraddizioni interne e,

di conseguenza, l’ inganno propugnato da prezzolati imbonitori è che una cosa sia uguale ad un’altra, che studiare Medicina sia uguale a studiare Giurisprudenza, che gli sbocchi occupazionali siano allo stesso livello, che il riconoscimento sociale, il guadagno e la carriera siano identiche. Capolavoro di questi signori dalla bocca impastata di dizione raffinata è l’ ignoranza del mondo, accompagnata da una presunzione di alto rango dove finalmente le donne, liberate da una comoda schiavitù del focolare domestico, sviluppano pienamente le loro potenzialità sfoderando armi autocelebrative che sono la loro essenza. Mentre il narcisismo dell’ uomo ha evidenze deliranti, nella donna è molto più efficace e tendente al bello. La narcisista fa discorsi eleganti per manifestare nell’eloquio la sua presunzione mascherata da movimenti del capo ondulatori e maleducati, dovendo convincere il mondo che oltre lei c’è il nulla, che le cose più difficili a lei non sfuggono mai. La narcisista chiama il suo coiffeur, il suo fotografo, i suoi servi utili a cambiare la sua immagine come Dio comanda, usa i social per far visualizzare la sua porta d’oro, il suo yacht comprato insieme al compagno con cui brilla nel sistema solare e sguaina la sua spada da combattente più potente degli angeli. Cuore di questa trasformazione del mondo è il concetto di competenza che si sostituisce alle idee, trasformando la realtà in un indistinto uniformato al Verbo del denaro. E’ proprio questa sicurezza che mi fa comprendere come la mia disposizione verso la libertà confligga inesorabilmente

con l’ obbedienza che si deve alla vita. La contraddizione, quindi, non è il fuori che non darà mai appagamento, ma è dentro l’ obbedienza alla propria condizione, primo passo verso l’ amore. Credo che sia la chiave di questo tempo. Tuttavia, onorare la vita guardandola da spettatore passivo o subendo le miserie economiche e sociali è una colpa imperdonabile, perché chi non si impegna, avendone gli strumenti mentali, per rovesciare se stesso allontanandosi da un contesto distruttivo o almeno sfavorevole, non può chiedere risarcimenti per non aver detto no a musi lunghi e manipolatori. Essendo il mondo dei potenti in competizione fra loro, ma unito nell’ utilizzazione della manipolazione psicologica per piegare le menti agli interessi di pochi eletti che si servono di eserciti bene organizzati, con strategie che si abbattono sulle teste di poveri cristi uccisi da potenti armi che non avrebbero possibilità di funzionare se non fossero oliate dalla forza strisciante del denaro, l’ impegno individuale, oggi, non chiede più idee alle forze esaurite e malate della politica e della religione, ma per obbedienza al senso impone la lotta alla manipolazione continua che impedisce la realizzazione. Questo testo è stato scritto in vari momenti e in diversi luoghi geografici, a volte scoperti per il gusto del viaggio, vero giustiziere della noiosa routine quotidiana, altre volte per motivi di lavoro. Il lungo tour è servito a capire che ci sono state delle occasioni perdute ma che, parafrasando Battiato, bisogna imporre a se stessi di non rimpiangerle mai.

Ci sono dei compagni di viaggio certamente non casuali. I miei ringraziamenti vanno all’ amica scrittrice e giornalista dottoressa Emanuela Provera per il costante dialogo avuto con lei nella mia vita disordinata e confusa e per la condivisione della lotta alle manipolazioni religiose e non solo, alla dottoressa Simona Lassandro per spronarmi a credere di più in me stesso, all’ amico e collega dottore Antonio D’Auria per lo scambio intellettuale che finalmente distrugge le relazioni mercantili della società, al dottor Paolo Romano per i suoi preziosi consigli.

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