Accade quell’Estate – Vincenzo Mandirola

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La campagna finisce il 8 Giugno 2025
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Il racconto si svolge nelle estati del 1970 e 1971, inizialmente, ad Avolasca, un piccolo paese italiano abbarbicato sulle colline del basso Piemonte, i protagonisti portano, però, con se la loro voglia di avventura e di scoperta durante le vacanze in Toscana. Il protagonista, Ezio, e i suoi amici Vittorio, Francesco, Carluccio Ferri e altri, vivono un periodo di intensa preparazione e cambiamento, sia a livello personale che collettivo.

All’inizio della storia , estate 1970, Carluccio Ferri, appena arrivato da Genova per le vacanze, propone un piano audace: organizzare una rapina in una piccola banca a Milano. Ispirato dal film “I soliti ignoti”, Carluccio coinvolge i suoi amici in un’elaborata fantasia di criminalità e avventura. Sebbene nessuno di loro abbia reali intenzioni di diventare dei veri rapinatori, l’eccitazione del piano unisce il gruppo in una serie di incontri notturni, durante i quali discutono e affinano i dettagli del loro colpo immaginario.

Dopo una serie di discussioni e piani dettagliati, Ezio, preoccupato dalla piega che sta prendendo l’organizzazione del colpo,  propone un’idea alternativa: trasformare un rischioso piano di rapina in un’opera teatrale che verrà presentata durante la ‘festa di fine estate’. Il progetto prevede una serie di scenografie e travestimenti che richiedono un impegno considerevole da parte di tutti i membri del gruppo.

Intanto le vacanze in Toscana fanno scoprire ad alcuni di loro le gioie ed i dolori dell’ amore, entrano nel gruppo alcune ragazze di Modena che hanno simpatie per Ezio e Vittorio.

Al rientro dalle vacanze la lontananza delle rispettive abitazioni rappresenta un problema ma i nostri amici troveranno il modo di superare anche ciò.

Intanto la rappresentazione teatrale, durante la festa di fine estate, che vede Ezio e i suoi amici impegnati a interpretare una finta rapina in banca, è un successo strepitoso.

Nonostante la mancanza di esperienza e risorse, la performance emoziona e diverte il pubblico, dimostrando la creatività e l’impegno degli attori dilettanti. Il progetto non solo rimedia al fallimento del piano originale ma contribuisce anche a rafforzare i legami tra i membri del gruppo.

Con l’arrivo dell’autunno e l’inizio della scuola, le vite di Ezio e Vittorio cambiano drasticamente. Ezio si confronta con le difficoltà degli studi superiori e il peso della distanza dalla sua amata Lucia. Vittorio, impegnato con l’università, cerca di mantenere viva la relazione con Alessia, la ragazza di Modena. Nonostante le difficoltà, entrambi continuano a nutrire speranze e sogni di un futuro insieme.

Il Natale si avvicina e con esso la possibilità di una visita a Modena. Ezio e Vittorio pianificano un viaggio per trascorrere le festività con le loro fidanzatine. Utilizzando la scusa di una settimana bianca, riescono a convincere i genitori e a mettersi in viaggio. L’incontro con Lucia e Alessia è un momento di grande emozione e intimità, che segna una pausa nella routine e un rafforzamento dei legami sentimentali.

Tuttavia, la bellezza del Natale non è sufficiente a nascondere la tristezza del distacco e l’inevitabile ritorno alla quotidianità. I protagonisti riflettono su come le vacanze e i momenti condivisi possano alleviare le difficoltà quotidiane, ma non possono fermare il tempo che scorre inesorabile.

Alla fine, la festa di fine estate e le esperienze natalizie rimangono come ricordi preziosi, testimoni di un periodo di crescita, amicizia e amore. La narrazione si conclude con un senso di gratitudine per il passato e speranza per il futuro, celebrando le relazioni che hanno reso indimenticabili quei giorni di spensieratezza e affetto.

La storia prosegue nel 1971, il gruppo di amici si trova a vivere un’avventura carica di mistero e scoperta. Carluccio, Ezio, Vittorio, Francesco e gli altri, attratti dalle voci su una villa abbandonata nascosta tra le colline Toscane, decidono programmare le ferie estive a Punta Ale per esplorarla. Tra stanze polverose, antichi cimeli e l’aria immobile di un luogo dimenticato, si imbattono in un baule segreto che custodisce una storia dimenticata e un tesoro di inestimabile valore.

Ma il ritrovamento non è che l’inizio. Un diario antico e una mappa misteriosa conducono i ragazzi in una caccia al tesoro mozzafiato, tra enigmi intricati e scoperte sorprendenti. Decisi a svelare i segreti della villa e del suo passato, il gruppo si addentra sempre di più nella storia della famiglia che un tempo abitava la dimora, scoprendo legami con eventi che affondano le radici in un passato remoto.

Tra risate, sfide e colpi di scena, l’amicizia tra i ragazzi si rafforza, nascono nuovi amori, ma anche nuovi pericoli. La loro avventura si rivela più complessa del previsto, mettendo alla prova il loro coraggio e la loro lealtà. Riusciranno a svelare il mistero della villa e a trovare il tesoro nascosto? O la loro estate sarà segnata da sorprese che nessuno avrebbe mai potuto immaginare? Un viaggio indimenticabile tra passato e presente, in cui ogni scoperta diventa un’occasione per crescere e confrontarsi con sé stessi e con gli altri.

Il gruppo di amici intanto si allarga, conoscono altre ragazze, ora sono in dieci, il divertimento è assicurato, prendono lezioni di vela e si imbucano al campeggio vicino al quale hanno montato le tende, rigorosamente in libera.

L’ estate finisce, ora a legarli ancora di più è una potenziale eredità legata ad un testamento rinvenuto nella villa abbandonata.

Il padre di una delle ragazze di Modena, avvocato, prende in mano la situazione e li aiuta nel risolvere le complicate attività burocratiche nel tentativo di sbloccare la situazione.

Intanto il tempo passa, l’estate finisce, ricominciano le scuole con tutti i problemi che ciò comporta, le coppiette riesco a vedersi qualche volta, molto meno di quanto vorrebbero, si scrivono si telefonano.

Arriva la fine dell’ anno, si vedono ancora a Modena ma qualcosa già sta cambiando, le ragazze non sono tutte presenti ed una certa tensione nel gruppo inevitabilmente si crea.

Intanto anche il 1971 finisce, i nostri ragazzi non sono ancora entrati in possesso dei beni e, forse, non succederà mai.

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Estratto

Anche quella notte, come se si fossero messi d’accordo, senza bisogno di parole, si ritrovarono tutti a casa del Ferri. Era un rituale che si ripeteva con una puntualità sorprendente, come se fosse scritto in un codice segreto che solo loro potevamo comprendere.
Anche quella notte era molto tardi. Ognuno tornava dai propri impegni notturni, che poi erano praticamente uguali per tutti: fidanzatine o potenziali tali, incontri fugaci e pieni di promesse mai dette. Avolasca, il loro piccolo paese arroccato tra le colline del basso Piemonte, sembrava un luogo sospeso nel tempo, ma per loro era il centro del mondo.
Per uno strano scherzo della natura, i nati negli anni Cinquanta ad Avolasca erano tutti maschi. Un'ironia crudele, che li costringeva a cercare le ragazze altrove. Le ragazze erano un bene prezioso, raro, da scovare nei paesi vicini, a volte anche più lontano. E così, dopo aver trascorso la serata in cerca di compagnia femminile, uno a uno facevano ritorno, ciascuno a modo suo.
Sul tardi, il silenzio della notte veniva interrotto dal suono dei motori che risalivano i tornanti verso il paese. Prima si sentiva il rombo familiare della Lambretta di Ezio, poi il ronzio inconfondibile della Vespa di Gianni, seguito dal suono più leggero del vespino di Tiziano.
I più grandi, quelli che avevano già preso la patente, arrivavano con le macchine prese in prestito o, meglio, sottratte, ai loro padri. Erano quei pochi minuti di attesa, tra l'udire il rumore dei motori in lontananza e l'arrivo effettivo, che rendevano il momento magico.
Potevano riconoscere ciascuno dal solo suono del motore e dallo stile di guida: chi affrontava i tornanti con audacia, chi con prudenza, chi con un tocco di esibizionismo facendo stridere le ruote sull'asfalto ancora caldo dal sole del pomeriggio.
Il tredici giugno, quell’anno, segnava la fine delle scuole. Era una data che attendevano con ansia, perché segnava l'inizio delle loro vere vacanze. Durante l'inverno, il gruppo di amici si disperdeva: chi era in collegio, chi viveva a casa di parenti in città, chi faceva il pendolare per andare a scuola. Ma quando le vacanze estive iniziavano, tornavamo tutti ad Avolasca, pronti a trascorrere insieme i mesi più caldi dell'anno.
L'inizio ufficiale dell'estate per loro era sancito dall'arrivo di Carluccio Ferri da Genova. Carluccio era il leader non dichiarato del gruppo, quello che tutti aspettavano. Non solo perché era di Genova, città che rappresentava un mondo diverso, ma perché portava con sé quell'aria di novità e di avventura che li faceva sognare.
Gli altri ragazzi abitavano ad Avolasca, ma Carluccio no, lui veniva dalla città e questo lo rendeva speciale. Con il suo arrivo, l’estate prendeva davvero il via.
Durante il giorno, molti di loro erano impegnati nei lavori in campagna, aiutando i genitori nella raccolta delle pesche, o altre attività agricole che scandivano il ritmo della vita rurale. Erano giornate faticose, sotto il sole cocente, ma sapevano che la sera li attendeva la libertà. Dopo cena, si ritrovavano al bar del paese, il loro punto di ritrovo. Lì, tra una bibita e una partita a carte, pianificavamo la serata. Ma non si trattava mai di piani dettagliati: erano decisioni prese sul momento, seguendo l'istinto.
Alcuni si dirigevano al Mulino di Vignole Borbera, un posto un po' fuori mano ma che aveva un fascino particolare. Altri preferivano i paesi vicini, dove magari avevano qualche simpatia con una ragazza conosciuta l'estate precedente.
E poi c'era chi si avventurava più lontano, spingendosi verso nuovi orizzonti, sempre alla ricerca di qualcosa di diverso, di emozioni più intense.
Ma la notte, sul tardi, ad uno ad uno o a gruppetti, tornavano tutti su, verso la casa di Carluccio. Era come se, nonostante le diverse direzioni che prendevano all'inizio della serata, alla fine fossero destinati a ritrovarsi lì, come calamite attratte dallo stesso polo.
La casa di Carluccio, con la sua veranda affacciata sulla valle, diventava il loro rifugio, il luogo dove potevano essere loro stessi senza maschere.
Carluccio li accoglieva sempre con un sorriso sornione e un bicchiere di vino già in mano. La sua casa era un miscuglio di odori familiari: il profumo di legna bruciata nel camino, l'aroma di caffè che sembrava essere perennemente presente nell'aria, e il leggero sentore di tabacco che si mescolava a tutto il resto. C'era qualcosa di rassicurante in quel luogo, una sensazione di appartenenza che li faceva sentire al sicuro.
Le discussioni iniziavano sempre in modo rilassato, parlando delle ragazze incontrate quella sera, dei progetti per il giorno successivo, o semplicemente delle sciocchezze che gli venivano in mente. Ma poi, man mano che la notte avanzava, le conversazioni si facevano più serie. Parlavano dei loro sogni, delle loro paure, di ciò che avrebbero voluto fare della loro vita. C'era chi sognava di andarsene da Avolasca e chi, invece, non riusciva a immaginarsi altrove.

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